L’idea di un grande bordello spettacolare negato quindi trasferito nel pensiero. Ancora un riferimento a D’Annunzio, il punto finale del fenomeno del corpo che trascende è parte del corpo quindi sempre lo stesso, chi è che mi succhia il cazzo quando sogno?
Se non è vivo è morto, un bordello di morti che vive nell’immaginario collettivo ed ora le tombe si sono aperte… Il supernegro di fronte, le due puttane ai lati, per non fare nomi una, quella che assomiglia a Naomi, la chiamiamo Cenerentola e l’altra che assomiglia a Whitney Biancaneve. La cena pepata, il vino scorre come acqua eppure dà la sensazione del sangue, le puttane sono accaldate, all’afrore di belva si sente sovrapposto un intenso odore di cazzo, una figura da scolpire nel marmo, è duro come acciaio ma sono solo parole.
Cenerentola sta riempiendo i bicchieri mentre il Super n. rolla una canna, musica africana selvaggia, tam tam improvvisati nella giungla, mazze che battono contro tronchi ed ogni tronco è un grosso cazzone che ad ogni colpo sborra nell’aria ramificazioni sonore cariche di foglie e frutti contrappuntate dai sibili del vento, concerto di fiati che sgolano melodie obliate dall’impotenza.
“Non sembra un introduzione allegra.” Dice il Super n. dopo aver leccato e chiuso la cartina.
“Cos’è allegro?”
Discorso languido, per iniziare porto il bicchiere alle labbra sbirciando con la coda dell’occhio le tette semiscoperte di Cenerentola.
Lei se ne accorge, fa un ridolino e con voce professionale domanda: “Vuoi scopare, ce l’hai i soldi?”
Mentre studio cosa rispondere il me che pensa bisbiglia: “Chissà quanti sono stati con lei oggi, pensa le sborrate.”
“È vero, questo è un segno da interpretare.” Guardo le probabilità e rispondo alla puttana: “Perché dovrei pagare? Tu piuttosto, non ti andrebbe di fare un bel tigrotto di sangue puro? Cambiamo i ruoli, se mi dai cento euro sono tutto tuo.”
Lei fa una risata sguaiata tutta denti schizzandomi qualche goccia di saliva in faccia e ribatte: “Chi ti credi di essere? cento euro… fammi vedere prima quanto ce l’hai lungo.”
Il super n. tira qualche boccata dalla canna soffiando nuvolette che vanno ad offuscare la luce della lampadina creando una confortevole ed intima penombra, la passa a Biancaneve e con voce assorta ed occhi sognanti dice: “Sembri contorto tra quello che sei diventato e quello che faresti se…è vero, facci vedere quanto ce lo hai lungo.”
La faccenda sta diventando rognosa, Biancaneve, dondolando il corpo al ritmo dei tam tam che continuano a battere sui cazzoni vede l’esitazione e chiede: “Ti vergogni? Stasera siamo libere, se ce lo fai vedere e ci piace te la diamo gratis.”
Un uccello invisibile foderato da un preservativo dal colore arlecchino si è messo a ballare sul tavolo tra i fuochi fatui delle tombe, la figura è in movimento, comunque accetto la sfida, salgo sulla sedia e con movenze tigresche sfilo pantaloni e mutande a mezza coscia.
I tre mi guardano a bocca aperta sgranando gli occhi poi scoppiano a ridere senza ritegno.
Cenerentola, con le lacrime agli occhi, dice: “Cosa vorresti fare con quel coso striminzito, non sentirei neanche il solletico.”
Il me che pensa, sornione, sussurra nella mente: “Sta attento, qui ti giochi la faccia.”
Non lo ascolto e sprezzante del ridicolo ribatto: “Quel che si vede è solo apparenza, che ne sapete di quel che c’è sotto?”
Biancaneve risponde: “Dove sarebbe quel che c’è sotto? non si vede niente.”
“Questo lo dici tu perché non sai leggere tra le righe di questa storia.”
Cenerentola interviene: “Vuoi dire la lingua? Va bene, se me la lecchi te la do gratis.”
La sfida è aperta, l’intuizione ha visto la strada, la figura si evolve. Scendo dalla sedia, rimetto a posto i pantaloni e dico: “Si può fare ma prima la voglio annusare.”
“Quante parole, passiamo ai fatti!” esclama il Super n.
È probabile che da ubriaco lo farei, ne ho fatte di peggio, quindi scolo un bicchiere, tiro qualche nota dalla canna e sull’onda dei tam tam che battono sempre più furiosi facendo convergere i tronchi verso il centro si vede Biancaneve sedersi sulle ginocchia del Super n. e Cenerentola, con mosse feline, si sistema sul tavolo di fronte a me, si sfila le mutandine di pizzo bianco e allunga le gambe sopra le mie spalle. “Adesso lecca.” dice.
Una metafora comunque tra le gambe di Cenerentola si vede inturgidirsi di voglia un lungo cazzone nero.”
“Che mi vuoi fare leccare? Cosa sei, un ricchione?” domando sbalordito.
Cenerentola, con voce mielata, dice: “Proprio tu parli così…non vedi quel che c’è sotto?”
Nell’atmosfera si sentono i gemiti di Biancaneve che si è messa a scopare col super negro, intanto il cazzone diventa sempre più lungo, Cenerentola si sposta sul tavolo avvicinandomelo alla bocca, vedo la cappella paonazza gonfiare e la mia lingua biforcuta inizia furtivamente a far capolino tra le labbra.
Giungla selvaggia, senza pietà, sul concetto di climax che sale un gradino inizio a dare delle timide leccate alla cappella, gusto indefinibile, non è facile trovare le parole, quel che potrebbe essere leccare le reliquie di un santo morto da secoli chiuso nella teca di una chiesa, odore di incenso, di polvere, di molto vecchio, insalivandola la cappella continua a gonfiare paonazza e violacea, Cenerentola, per nulla presa dalla filosofia, accenna dei divertiti gridolini di piacere, il ritmo dei tam tam accelera, la preda stanata salta fuori dal suo buco ed inizia l’inseguimento, la tigre primordiale è a caccia, senza pensare mi ficco il cazzo in bocca sfregandolo dolcemente con le labbra mentre con la lingua lo solletico da sotto, la cappella è diventata immensa, riempie tutto lo spazio, muovendo ad arte la testa inizio a succhiare facendola scivolare sulle pareti interne della bocca e la spingo a toccare le tonsille, vado su è giù sempre più veloce, il cazzone freme di elettricità e sguaiato mi sborra in bocca un ettolitro di sperma spumeggiante che inghiotto a più riprese. Gusto statistico ma questo ha poca importanza, la tigre ha raggiunto la preda, l’ha atterrata e addentata alla gola, il ritmo dei tam tam è assordante e frenetico, addento la cappella e la trancio di netto con un solo morso deciso.
Cenerentola grida d’orgasmo mentre il sangue gorgogliante di bollicine inizia a scorrere nella gola.